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Anziani e Montagna

Giancelso  Agazzi

 Commissione Centrale Medica CAI, Commissione Medica CISA-IKAR ,

Società Italiana di Medicina di Montagna

 

“ There is still no cure for the common birthday “

John Glenn, Astronauta Senior

 

 La cosiddetta età di mezzo si trova tra i 45 ed i 65 anni. In questo periodo della vita si assiste ad una graduale rottura di un equilibrio fisiologico; sopraggiungono, infatti, eventi quali l’andropausa e la menopausa che determinano importanti modificazioni dal punto di vista bioumorale. Non va fatta confusione tra senescenza, che è il processo dinamico dell’invecchiamento e vecchiaia che costituisce la situazione finale, acquisita e definitiva dello stesso processo. Il fenomeno del cosiddetto invecchiamento primario è un processo fisiologico attraverso il quale l’organismo deve passare, con il trascorrere degli anni, determinato da fattori ereditari o congeniti, ed al quale nessun individuo sfugge, nel caso abbia la fortuna di invecchiare. È una naturale conseguenza della vita, che porta ad alterazioni anatomiche, biochimiche e fisiologiche. Si tratta di una serie di mutamenti legati all’avanzare dell’età, diversi da soggetto a soggetto, condizionati da vari fattori di tipo genetico, o ambientale; molti individui, infatti, invecchiano prima e più di altri ciò a causa di stili di vita diversi, di cause genetiche o per la presenza di malattie varie. L’evidenza suggerisce che eventi genetici sono in grado di modificare la longevità di un individuo, per esempio, modificando alcuni parametri quali il tasso di colesterolo o di glucosio nel sangue.

Si parla anche di invecchiamento di tipo secondario, legato all’ accavallarsi di fattori esogeni, condizionati dal fisiologico fenomeno di senescenza. La malattia sicuramente è in grado di accelerare e di peggiorare a sua volta i vari processi di invecchiamento in corso nell’ organismo; a tal proposito vale la pena ricordare che un’attenta prevenzione ed un corretto stile di vita in età più giovane sono in grado di garantire una migliore qualità della vita nel corso della vecchiaia, soprattutto per chi intende dedicarsi ad una certa attività fisica in montagna.

La prima senescenza compare dopo i 65 anni di età e con il 65° anno di vita convenzionalmente compare la vecchiaia. La senescenza conclamata si colloca tra i 75 ed i 90 anni. Nonostante i numerosi lavori  scientifici effettuati per studiare la fisiopatologia dell’alta quota, si può dire che pochi dati esistono a proposito dell’esposizione dei soggetti anziani all’altitudine.

Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un graduale incremento della popolazione, con conseguente aumento della fascia dei soggetti anziani. Già a partire dall’ anno 2003 più del 20 % della popolazione si trovava al di sopra dei 65 anni di età. Circa il 60 % degli individui che svolgono attività fisica nelle Alpi ha più di 40 anni. Il 15 % ne ha più di 60. Si prevede che a partire dal 2030 più del 20 % della popolazione avrà un’età superiore ai 65 anni.

 La montagna costituisce un ambiente ideale per il soggetto anziano che vuole praticare attività fisica, considerati i notevoli vantaggi provenienti dall’ambiente salubre, piacevole ed al tempo stesso motivante.

In un recente studio, effettuato in Giappone, è stato messo in evidenza che più del 70 % dei trekkers si viene a trovare oltre i 50 anni di età.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha promosso l’aumento dell’attività fisica dell’anziano quale forma di prevenzione e di terapia per patologie come le malattie dell’apparato cardiovascolare, il diabete, l’obesità, le malattie cronico-degenerative.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità auspica che i soggetti anziani mantengano una condizione fisica di efficienza, combattendo i principali fattori di rischio, legati all’età, riducendo gli stati di ansia e di depressione, nonché il decadimento mentale. Notevole importanza viene, perciò, attualmente attribuita al senior in montagna. Un tempo il soggetto anziano veniva considerato escluso da determinate attività sportive.

Non vi è un limite cronologico di tempo per stare in alta quota. Molti soggetti con più di 70 anni hanno effettuato escursioni o salite a più di 5490 metri. Ulrich Inderbinen, nato a Zermatt nel 1904, è stato una guida alpina che ha salito il Cervino 370 volte e che è morto a ben 103 anni nel 2004; ha raggiunto per l’ultima volta la vetta del Cervino all’età di 90 anni. Keizo Miura, alpinista giapponese morto nel 2006, è stato l’uomo più vecchio che ha salito il Kilimanjaro nel 1981 e che è sceso con gli sci dalla vetta del Monte Bianco all’età di ben 99 anni. Qualche anno fa una donna di 91 anni ha raggiunto la vetta del monte Fuji (3780 m.) in Giappone. Un uomo di 100 anni è salito sul monte Shasta (4320 m.), in California, dopo di aver salito il Popocatepetl (5460 m.) a 76 anni!  Julius Boehm a 80 anni ha raggiunto la vetta del monte Rainer (4422 m.), mentre Hulda Crooks è salita in cima al monte Whitney (4421 m.) a 93 anni. Orvis Agee a 81 anni è salito in cima al monte Shasta (4320 m.) in California. A 66 anni l’alpinista bergamasco Mario Curnis, in compagnia di Simone Moro e dello sherpa Ang Mingma, ha raggiunto il 24 maggio del 2002 la vetta dell’Everest, salendo dal versante tibetano. Nel 2008, a 77 anni, Min Bahadur Sherchan, alpinista nepalese, ha scalato l’Everest. È stato a quel tempo l’uomo più vecchio sulla montagna più alta del mondo, dimostrando che la sola età non rappresenta una barriera.  Lo scalatore giapponese Matsumoto Tatsuo a 79 anni ha raggiunto la vetta del Lhotse (8516 m.) il 20 maggio del 2018.). Il giapponese Yuichiro Miura è l'alpinista più anziano che abbia mai scalato l'Everest. Lo ha fatto, infatti, a 80 anni, conquistando il record di alpinista più vecchio sull'Everest. Lo aveva già fatto all’età di 70 anni.

Esistono alcune aree del mondo dove vivono popolazioni che invecchiano più delle altre; si tratta di remote località montagnose: le montagne della Georgia, nel Caucaso, alcune zone andine dell’Equador ed il Karakorum vicino al Kashmir, dove vivono molti soggetti ultracentenari.

In montagna la mancanza di inquinamento, di rumore, e di traffico rappresentano dei fattori favorenti il soggetto anziano, costituendo un ambiente adatto, purché ci si trovi, in genere, ad una quota non superiore ai 2000 metri.

Un recente studio effettuato nelle Alpi in rifugi situati ad oltre 3000 metri ha evidenziato che i sintomi dell’A.M.S. (male acuto di montagna) sono meno frequenti negli anziani, rispetto ai soggetti più giovani (2 % rispetto al 33 % dei soggetti con età inferiore ai 60 anni).

Uno studio effettuato nelle Alpi svizzere ha dimostrato che esiste una minore incidenza di A.M.S. tra i soggetti con più di 40 anni di età.

Nel soggetto anziano vengono fisiologicamente riportate svariate modificazioni a carico dei vari apparati. Si assiste, per quanto riguarda l’apparato respiratorio, ad un aumento della rigidità della parete toracica e ad una diminuzione delle forze di ritorno elastiche del parenchima polmonare. La capacità vitale diminuisce di 30 ml.  all’ anno dopo i 30 anni. La soglia anaerobica si abbassa con l’età, come pure la risposta ventilatoria all’ ipossia (HVR). Nel soggetto anziano aumentano la pressione arteriosa polmonare e la resistenza vascolare polmonare. Con l’attività fisica, a livello dell’apparato respiratorio, si attuano un aumento della ventilazione polmonare, una diminuzione del volume residuo, un aumento della diffusione dei gas, ed un incremento della circolazione del circolo polmonare.

A 70 anni la portata cardiaca si riduce del 20-30 %. La massa cardiaca aumenta, la contrattilità del miocardio diminuisce. La gittata sistolica si riduce, mentre la frequenza cardiaca massima si abbassa. Si verifica una diminuzione della quantità delle fibre miocardiche. Le pareti dei vasi divengono con l’età più rigide ed aumenta la resistenza periferica. Si riduce la frequenza cardiaca massima. Si assiste ad un incremento di durata della sistole e ad una diminuzione della durata della diastole. A livello dell’ apparato cardiocircolatorio una corretta attività fisica è in grado di aumentare la frequenza cardiaca massima, di diminuire lo sforzo massimo, di rendere le pareti vascolari più elastiche e di far diminuire la resistenza periferica e, quindi, la pressione arteriosa; si verificano pure una riduzione del rischio trombotico, un miglioramento della capacità vasodilatante intrinseca coronarica ed una riduzione della richiesta miocardia di ossigeno, conseguente ad un miglioramento della VO2 Massimale .

A carico dei muscoli si verifica, nel soggetto anziano, una sarcopenia (graduale riduzione delle fibre muscolari). La massa muscolare è pari al 30 % in meno a 65 anni (le fibre muscolari di tipo II sono le più penalizzate, mentre rimangono conservate quelle di tipo I). Irrigidimenti ed ipotrofia vengono segnalate a carico dei muscoli. La contrazione e la forza del muscolo diminuiscono. A livello dell’apparato locomotore si assiste ad una perdita di funzionalità dell’articolazione del ginocchio e di quella coxo-femorale. Al di sopra dei 35 anni si verifica una graduale perdita di tessuto muscolare di circa l’1 % per anno; pure la mineralizzazione delle ossa diminuisce. L’attività fisica promuove la mobilità del complesso osteo-articolare, riduce la diminuzione della perdita di proteine contrattili a livello delle fibre muscolari; con il conseguente incremento della vascolarizzazione si nota una diminuzione della perdita di massa ossea.

Con il passare degli anni compaiono delle modificazioni morfologiche anche a livello del sistema nervoso che comportano alterazioni funzionali, con conseguenti modificazioni sia intellettive che sensoriali. Tra i 30 ed i 75 anni il cervello perde circa il 10 % del suo peso e fino al 20 % dei suoi vasi sanguigni.

Nei soggetti anziani si verificano disturbi del sensorio, ed alterazioni a carico della termoregolazione. Importante, perciò, un adeguato abbigliamento per difendersi dall’ ipotermia.

Nell’ anziano sono segnalati diminuzione della coordinazione, della capacità visiva, ed indebolimento della memoria. Pure si riduce la velocità con la quale le fibre nervose conducono lo stimolo; ciò è dovuto ad una progressiva perdita di mielina. L’attività fisica produce alcuni effetti benefici tra i quali un aumento dei meccanismi di associazione interneuronale, una maggiore integrazione delle percezioni sensitive ed un potenziamento dei sistemi recettoriali alternativi.

 Aumenta la presbiopia (capacità di vedere da vicino), si riducono la capacità visiva crepuscolare e notturna nonché la capacità discriminative dei soggetti in movimento; minore è la capacità di accomodazione da parte dell’occhio. La pupilla diminuisce di dimensione nell’ anziano, la pressione intraoculare può aumentare, e si può verificare una degenerazione maculare. Anche l’udito diminuisce a causa di un processo di sclerosi della membrana del timpano e di una maggiore rigidità degli ossicini dell’orecchio (martello, incudine, staffa).

Nel corso dell’invecchiamento si assiste ad una diminuzione della velocità di filtrazione glomerulare e del flusso ematico a livello renale; la capacità di concentrare l’urina pure diminuisce con l’avanzare dell’età.

La capacità di un soggetto anziano ad andare in quota dipende più da un grado individuale di forma fisica, piuttosto che dall’età.

In generale la capacità di trasportare carichi in quota diminuisce nel senior.

Si assiste ad una diminuzione della resistenza fisica e del metabolismo basale. La VO2 Max si riduce con l’età ad una velocità pari allo 0,5-1 % per anno. Dopo i 30 anni molti organi perdono ogni anno l’1 % della loro funzione.

È necessaria nell’ anziano un’attività fisica che stimoli e migliori lo stato di salute sia da un punto di vista fisico che psichico. L’attività fisica in montagna richiede un relativo alto grado di forma fisica, la cui diminuzione può comportare l’aumento del rischio di incidenti o di morte.

Uno studio effettuato in Austria ha, infatti, rilevato una maggiore incidenza di incidenti in montagna tra gli anziani, soprattutto nei maschi. Il soggetto anziano con età superiore ai 65 anni risponde in modo meno favorevole ad un trauma; un’età superiore a 55 anni si dimostra più associata ad una prognosi peggiore rispetto ad ogni meccanismo di danno. Un esercizio fisico adeguato è in grado di prevenire molte cadute negli anziani (BMJ, 2002, July 20,325; 128-31).

Un allenamento adeguato e ragionevole è in grado di mantenere una buona forma fisica, in base alle esigenze ed allo stato di salute del soggetto.

Occorre effettuare un’attività fisica con moderata intensità, con regolarità e gradualità. Va bene effettuare escursioni di 2,5- 5 ore al giorno, controllando la frequenza cardiaca e la SO2 (diminuisce con l’età), due parametri molto sensibili per valutare lo stato di acclimatazione, nonché l’intensità e la durata dell’esercizio fisico in quota. Nell’ anziano si consiglia un’attività fisica pari a 30 minuti di cammino al giorno per cinque giorni alla settimana, o 10 minuti tre volte al giorno per cinque giorni alla settimana (Jama,Dic. 2007); a tal fine sarebbe opportuno concepire la camminata come una vera e propria terapia attiva. Correre fa bene al corpo ed allo spirito; si è, infatti, scoperto che il cervello nel corso della corsa e subito dopo è in grado di produrre una grande quantità di endorfine, sostanze dotate di un effetto benefico sull’organismo.  Migliorando la propria forma fisica si diminuisce in modo notevole il rischio di mortalità.  I soggetti allenati dal punto di vista fisico, sia obesi che non, vanno incontro ad un minor rischio di mortalità. Molta importanza ricopre un’adeguata fase di riscaldamento prima dell’esercizio fisico.

Si consiglia di utilizzare calzature adeguate, e di servirsi dei bastoncini telescopici al fine di evitare un sovraccarico a livello delle articolazioni e per ottenere una maggiore stabilità nei movimenti. É buona cosa fare stretching prima e dopo l’esercizio fisico, in particolare nel caso dell’arrampicata.

Il rischio a carico di patologie dell’apparato locomotore è, infatti, più elevato nel soggetto anziano. É facile che si instaurino fenomeni di osteoporosi a livello osseo, conseguente a perdita di calcio  nelle varie ossa; si verificano, talvolta, perdita di elasticità da parte del tessuto connettivo e diminuita viscosità a livello del liquido sinoviale contenuto all’ interno delle varie articolazioni.

É molto determinante mantenere una certa continuità nella pratica dell’attività fisica in montagna.

L’abbassamento della pressione atmosferica e l’aumento dell’umidità possono avere un effetto negativo sulle patologie infiammatorie o degenerative delle articolazioni.

Nel soggetto anziano non bene allenato, è opportuno, nel corso dell’allenamento, non superare il 75-80 % della frequenza cardiaca massima.

La pratica dell’escursionismo, dello sci di fondo e dello sci alpinismo si rivelano adatte ad un soggetto anziano sano. Altitudini comprese tra 1000 e 2000 metri sono le più indicate, in genere, per gli anziani. I tempi di percorrenza consigliati per ogni 200 metri di dislivello sono di un’ora nel corso della prima senescenza e di un’ora e un quarto nella seconda senescenza. Il massimo dislivello che viene consigliato per tutti è di 500-600 metri. Ricordarsi di usare il buon senso per i singoli, ma in particolar modo il buon senso del responsabile.

L’alimentazione deve essere controllata e corretta. e deve curare, in particolare, l’apporto proteico.  Nei soggetti anziani si riscontra, talvolta, un’atrofia della mucosa dell’apparato gastroenterico; il flusso salivare diminuisce, la secrezione gastrica di acido cloridrico pure si riduce, la funzionalità epatica si riduce ed anche la peristalsi è meno attiva. Ecco, perché si deve porre molta attenzione allo stile di vita in questa fase della vita. Importante, perciò, risulta un’adeguata educazione nutrizionale, curando anche l’idratazione del corpo. Il fabbisogno calorico nel soggetto anziano è minore rispetto ad un soggetto giovane. La massa magra tende a diminuire nella terza età e viene sostituita dalla massa adiposa. É opportuna un’accurata scelta dei nutrienti, curando quantità e qualità dell’ingestione di cibo ai fini di una giusta conservazione dell’equilibrio biologico. Un’eccessiva o scorretta ingestione di cibo può portare ad un eccessivo accumulo di tossine pericolose per l’organismo provocando uno stato di stress a livello degli organi deputati alla digestione. Va sottolineato che le cattive abitudini alimentari possono causare danni all’organismo, tra i quali disturbi cardiaci, ipertensione arteriosa, diabete mellito, malattie vascolari, cancro. Utile mangiare lentamente, curando la dieta e rispettando gli orari; è meglio fare quattro o cinque piccoli pasti al giorno piuttosto che tre più pesanti per favorire la digestione. Si deve cercare di mantenere il proprio peso forma. La pasta e gli zuccheri complessi vanno preferiti agli zuccheri semplici. Si consiglia di favorire l’assunzione degli oli vegetali, ricchi di grassi insaturi rispetto ai grassi solidi e privilegiare il consumo di pesce. Le conseguenze di un’errata alimentazione possono essere molto gravi. Esistono le cosiddette regole gerontologiche   di nutrizione: la percentuale dei nutrienti deve essere per l’ 80 % del peso costituita da cibi alcalogeni : frutta e verdure fresche, crude e cotte, biologiche, frutta secca ed essiccata; il 20 %, invece, deve essere costituita da cibi acidogeni quali carni, formaggi, paste alimentari e zuccheri. I cibi alcalogeni vanno distribuiti in 4-5 assunzioni al giorno. Si deve bere molta acqua ed evitare, se possibile, il consumo di farmaci da banco. Va ridotto il consumo di alcolici, di cibi salati, evitando un’eccessiva cottura dei cibi stessi.

Vale la pena ricordare che due terzi degli individui negli Stati Uniti d’ America si trova in una situazione di soprappeso, mentre il 30 % è affetto da obesità. Un controllo accurato del peso corporeo è in grado di far diminuire morbilità e mortalità, con conseguente calo dei costi delle spese sanitarie

Nei soggetti che si trovano in età avanzata, l’astensione dal fumo ricopre una significativa importanza, favorendo una maggiore efficienza fisica. La riduzione del consumo di alcolici è pure in grado di migliorare lo stato di forma fisica.

Il senior risulta in un certo senso avvantaggiato in montagna, se bene allenato, dal momento che può dedicare molto del suo tempo all’ allenamento, curando in modo adeguato la propria forma fisica, godendo di una particolare condizione favorevole che il soggetto giovane non sempre riesce a raggiungere.

Importanti sono la costanza, la determinazione e la motivazione.

La pelle del soggetto senior è più sottile, più atrofica, a seguito della perdita di collageno, con conseguente   perdita di elasticità.

Particolare attenzione deve essere posta nei confronti delle radiazioni solari; la pelle dell’anziano è, infatti, più soggetta a patologie neoplastiche o infiammatorie.

Il sistema immunitario è più vulnerabile. Particolare attenzione va rivolta, perciò, agli stress ambientali ed agli agenti infettivi.

Pure il sistema endocrino si dimostra più debole in età avanzata.

Nell’anziano che assume farmaci e che va in montagna deve essere rivista la posologia dei farmaci stessi, tenendo conto dell’altitudine e dello sforzo fisico (es. insulina, antiipertensivi, ecc.).

L’attività fisica svolta dall’anziano in montagna deve essere sicuramente favorita ad una quota che non superi i 1600 metri; per quote più elevate andranno valutati attentamente lo stato fisico di ogni soggetto, le eventuali patologie pre-esistenti, e l’adeguato stato di allenamento. L’uso del buon senso è fondamentale, rifuggendo da ogni forma di eccesso o di fanatismo. Mai da soli in montagna, soprattutto se anziani! I principali rischi cui si può esporre un soggetto anziano sono il ritenersi ancora giovane, il voler competere con chi è più veloce, e l’incitare gli altri a “ prove di bravura “ .

I soccorritori dovrebbero essere ben preparati nel prestare le prime cure ai trekkers anziani.

É bene effettuare, annualmente, un check up medico-sportivo, sottoponendosi ad un test da sforzo, ad un’accurata visita medica, ad esami ematochimici e ad una spirometria.

Importante è valutare la presenza di patologie croniche pre-esistenti, in grado di condizionare e di modificare determinate prestazioni fisiche in quota.

Vanno valutati attentamente i fattori di rischio cardiovascolare tra i quali l’età superiore ai 55 anni nel maschio ed ai 65 anni nella donna, un’anamnesi familiare per malattia coronarica, il fumo, il diabete mellito, l’ipertensione arteriosa ed eventuali dislipidemie, nonché l’obesità (circonferenza addominale superiore a 102 cm. nel maschio e a 88 cm. nella femmina). L’ipertensione arteriosa è una patologia molto diffusa. Presenta un’incidenza pari al 15-25 % nella popolazione totale, con un aumento legato all’età; costituisce un fattore di rischio che viene riscontrato spesso in modo casuale e che talvolta è privo di sintomi, un killer silenzioso. Va ricordato che ad una quota medio-alta la pressione arteriosa aumenta nel corso della prima settimana di permanenza con successiva tendenza a ritornare ai valori normali. I soggetti ipertesi devono, pertanto, essere tenuti sotto controllo se in quota. Possono soggiornare in montagna fino a 3000 m. purché in buon controllo; possono praticare attività fisica aerobica (escursionismo, sci di fondo, sci di discesa). Il freddo fa aumentare la pressione arteriosa. Vanno effettuati aggiustamenti posologici della terapia in atto, ponendo attenzione alle normali regole di tipo igienico-sanitario. Va ricordato che l’attività fisica di tipo continuativo riduce i valori pressori causa una vasodilatazione a livello dei muscoli.

Nella cardiopatia ischemica stabile l’attività fisica aerobica è utile per incrementare la tolleranza allo sforzo ed elevare la soglia alla quale compaiono i sintomi. É consigliato sottoporsi ad una valutazione cardiologia prima di andare in quota. È bene evitare le medie quote (2500-3000 metri). Vanno evitati gli sforzi dopo i pasti. Si deve limitare l’attività fisica durante i primi giorni di permanenza in quota, controllando la frequenza cardiaca. I soggetti valvulopatici operati in assenza di disfunzioni ventricolari possono soggiornare a quote di 3000 metri; l’assunzione di una terapia anticoagulante orale espone a maggior rischio di emorragie a causa di traumi. Controindicazioni assolute a soggiorno a medie quote sono rappresentate da infarto miocardio recente (< 4 settimane), angina instabile, scompenso cardiaco congestizio, forme gravi di valvulopatia od ostruzione all’ efflusso ventricolare, aritmie ventricolari di grado elevato, cardiopatie congenite cianogene o con ipertensione polmonare, arteriopatia periferica sintomatica e ipertensione arteriosa grave o mal controllata.

I soggetti affetti da broncopneumopatie croniche lievi possono salire fino a 2500 metri. Occorre una attenta valutazione specialistica prima di andare in montagna. Si deve evitare di andare in quota durante i periodi di acutizzazione della malattia, evitando bruschi incrementi dell’altitudine ed evitando eccessiva esposizione al freddo; occorre assumere i farmaci prima di affrontare sforzi fisici di tipo intenso.

Il diabete mellito rappresenta una patologia abbastanza comune tra gli anziani, con una percentuale intorno al 10 % rispetto alla popolazione dei soggetti senior. Anche in questo caso occorre un’accurata valutazione medica (grado di compenso e complicanze). Va misurata spesso la glicemia, controllando la dieta e modificando, se necessario, la terapia in atto. É bene disporre sempre di glucosio a rapido assorbimento in caso di calo della glicemia, idratandosi in modo corretto.

L’anemia è un’altra patologia spesso di tipo cronico che richiede una certa attenzione per chi va in montagna, specie nei soggetti anziani. Nei soggetti anemici cala la tolleranza allo sforzo, ed aumenta la suscettibilità al male acuto di montagna. I portatori di anemia devono venire valutati in modo attento, dal momento che non in tutti i tipi di anemia è consentito svolgere esercizio fisico in quota.

Ogni soggetto costituisce, comunque, una realtà a sé.

Consigli da dare ai senior: sottoporsi a visita medica di controllo periodicamente e frequentare attivamente la montagna.

Nell’attuale società il soggetto senior deve venire incoraggiato a mantenersi attivo mentalmente, fisicamente e socialmente.

I soggetti anziani sembrano acclimatarsi bene ad una quota di 2500 metri con quasi un completo recupero della loro performance sul livello del mare, dopo 5 giorni. Una prudente condotta con l’intento di limitare l’attività fisica nei primi giorni di esposizione all’alta quota deve essere consigliata ai senior, in particolar modo ai soggetti coronaropatici,

 per permettere che il processo di acclimatazione avvenga in modo corretto.

Con un’opportuna preparazione e con i dovuti accorgimenti è possibile frequentare il mondo della montagna in ogni età della vita, vivendo tale esperienza in modo adeguato e in piena consapevolezza.

 

 

 

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