Alla mia pelle io ci tengo”

La Società Italiana di Medicina di Montagna nel consueto convegno annuale di Trento ha affrontato il delicato, complesso tema dei rischi correlati a un’esposizione selvaggia al sole

 

Giancelso Agazzi

 

 

 Domenica 1° maggio, in occasione della settantesima edizione del Trento Film Festival, si è svolto il consueto incontro organizzato dalla Società Italiana di medicina di montagna presso la sala convegni del palazzo Geremia a Trento.Titolo dell’evento “Alla mia pelle io ci tengo”.

Antonella Bergamo, presidente della commissione medica della SAT (Società Alpinisti Trentini), ha dato il benvenuto ai presenti ed ha illustrato il progetto “Check point pelle”.  Si è trattato di una campagna di prevenzione dei tumori della pelle, durata dal 2 al 7 maggio in collaborazione con i dermatologi della provincia di Trento e promossa dalla LILT (Lega italiana per la lotta contro i tumori). Scopo dell’iniziativa sensibilizzare le persone circa la necessità di far valutare a uno specialista della pelle la comparsa di lesioni insolite, quindi, sospette. Il progetto è nato nel 2019 a Trieste in occasione della Barcolana, una storica regata velica internazionale che conta moltissimi appassionati. In prima battuta la campagna di prevenzione dei tumori cutanei era stata pensata per i velisti, ma, successivamente, è stata estesa ai frequentatori della montagna. Massimo Martinelli e Simona Mrakic Sposta, ricercatori del Cnr, hanno messo a punto un questionario per valutare il livello di consapevolezza degli effetti potenzialmente nocivi del sole e dell’utilità di proteggersi in modo adeguato, entrambi importanti per evitare il rischio dei tumori cutanei. I dati raccolti verranno elaborati e pubblicati.

Sono, poi, intervenuti Mario Cristofolini, dermatologo, promotore di varie campagne di prevenzione per i tumori cutanei, e Lorenza Pratali, presidente della Società Italiana di medicina di montagna.

 

Il sole a 8000 metri

 

È seguita l’intervista registrata che Antonella Bergamo ha effettuato all’alpinista Nives Meroi. Nives, che ha salito tutti i quattordici ottomila senza ossigeno supplementare, ha portato una sua testimonianza ed ha voluto raccontare cosa ha potuto imparare salendo sulle montagne più alte della terra. Ha fatto presente che i raggi solari a quelle quote sono molto forti e sono in grado di danneggiare seriamente la pelle se non si adotta una opportuna protezione. Nives ha dovuto curare un basalioma al naso, un tumore maligno localizzato, provocato dalla eccessiva esposizione al sole. Il tumore è guarito grazie all’utilizzo di una chemioterapia locale. Ha raccontato che gli alpinisti di solito danno poca importanza ai danni che il sole può causare in alta quota. Salendo lo strato dell’atmosfera si riduce e, ogni 1000 metri le radiazioni solari aumentano del 10-12%. Spesso il danno è subdolo e si accumula poco alla volta. L’alpinista ha raccomandato di imparare ad ascoltare i messaggi che il corpo manda. Nives ha affermato che è importante raggiungere la vetta di un ottomila, ma lo è altrettanto rimanere vivi, quando si ritorna indietro.

 

Colpo di sole e colpo di calore

 

Lorenza Pratali ha, poi, presentato una relazione dal titolo “Il sole in montagna è più forte? Colpo di sole e di calore”. I cambiamenti climatici in atto da alcuni anni, hanno portato ad un graduale innalzamento della temperatura. Gli esseri umani sono animali omeotermi, ovvero sono in grado di mantenere entro certi limiti costante la temperatura del corpo (37°C). Esistono termocettori cutanei periferici, superficiali e profondi. La termoregolazione è un meccanismo, che come si evince dal nome, mantiene la temperatura corporea costante. L’ipotalamo è il centro termoregolatore, in particolare vi sono deputati i neuroni della regione rostrale. Si viene a creare un delicato equilibrio tra termogenesi (metabolismo, tono muscolare, vasocostrizione cutanea, piloerezione, brivido, aumento di adrenalina e noradrenalina, aumento degli ormoni tiroidei, fame, raggomitolamento, aumento dei movimenti volontari) e termodispersione (sudorazione, vasodilatazione cutanea, aumento della ventilazione, anoressia, apatia e inerzia). La termodispersione avviene per irradiazione, conduzione, convezione ed evaporazione. È determinata dall’ambiente esterno (caldo, freddo, vento, umidità). La termogenesi viene prodotta dal metabolismo basale, dall’esercizio fisico, dal brivido e dalla digestione degli alimenti. La ritenzione di calore si attua tramite l’isolamento del corpo, il grasso corporeo e in base al rapporto superficie/volume. La conduzione avviene attraverso un contatto fisico, per mezzo di cui il calore si disperde passando dal corpo più caldo a quello più freddo. La convezione è determinata da un movimento diretto, naturale o forzato di particelle aventi temperature diverse (gas e fluidi che circondano la superficie cutanea). L’irraggiamento è un trasferimento di energia termica tramite onde elettromagnetiche infrarosse. Non necessita di contatto fisico e dipende non solo dalla differenza di temperatura, ma anche dall’estensione della superficie cutanea. L’evaporazione consiste nel passaggio dell’acqua dallo stato liquido a quello aeriforme (sudore). Non necessita di differenza di temperatura tra due corpi. Unico ostacolo è l’umidità. La sudorazione è sotto il controllo del sistema nervoso centrale.

 In condizioni ottimali l’organismo umano genera calore al fine di mantenere la temperatura interna a 37°C.

Esiste un processo di adattamento dell’organismo alle variazioni dell’ambiente.  Si verificano modificazioni fisiologiche adattative, in particolare, aumenta la capacità di termodispersione, migliorano le performance cardiovascolari, si verifica un incremento del volume plasmatico. Gli adattamenti sono in grado di aumentare la capacità corporea di resistere a temperature estreme, la quale può richiedere da 10 a 20 giorni fino a 2 mesi per completarsi, per, poi, scomparire nell’arco di 8 giorni.

Per quanto riguarda i rischi per la salute dovuti all’esposizione al caldo e al sole esistono vari effetti. Il colpo di sole è caratterizzato da rossore e dolore cutaneo, edema, vescicole, febbre, cefalea. Viene causato da un’esposizione diretta al sole. I crampi da calore sono spasmi dolorosi localizzati alle gambe e all’addome, accompagnati da sudorazione. L’”esaurimento da calore” è caratterizzato da abbondante sudorazione, astenia, cute pallida e fredda, polso debole e temperatura normale.

 Nel colpo di calore la temperatura corporea sale oltre i 40°C, la pelle è secca e calda, il polso è rapido ed il respiro frequente, con possibile perdita di coscienza. Il colpo di sole è dovuto ad una primitiva alterazione del sistema nervoso centrale, causata dall’azione diretta e prolungata delle radiazioni termiche solari sulla testa. Si verificano un’intensa iperemia delle meningi, con aumento della permeabilità capillare, edema cerebrale, microemorragie, eccitazione psicomotoria, coma e morte.

I crampi provocati dal calore sono spasmi muscolari dolorosi che molto spesso si verificano a livello dei polpacci, delle braccia, dei muscoli, dello stomaco e della schiena. In caso di crampi da calore si deve cercare di riposarsi e di rinfrescarsi, assumendo una bevanda zuccherata e contenente elettroliti, ma può bastare anche la semplice acqua. È utile applicare sulla zona del corpo interessata dai crampi un sacchetto con acqua e ghiaccio avvolto in un panno, per non più di 20 minuti.

L’esaurimento da calore è una condizione lieve. I sintomi sono nausea, vertigini, vomito, crampi muscolari, sensazione di svenimento o di affaticamento e sudorazione abbondante. In una simile situazione si deve portare la persona in un luogo fresco, rimuovere la maggior parte degli indumenti, rinfrescare la persona con un nebulizzatore con acqua. Se non disponibile, si possono utilizzare panni umidi e freschi applicandoli sul collo, sotto le ascelle e all’inguine. Se la persona è cosciente ed è in grado di bere, si può somministrare una bevanda zuccherata, contenente elettroliti, oppure solo acqua. La persona va sdraiata con le gambe sollevate.

Il colpo di calore si verifica quando la temperatura del corpo sale oltre i 40°C, in seguito ad uno sbilanciamento tra termogenesi e termodispersione. Può verificarsi a causa di un aumento eccessivo della temperatura esterna (ostacolata termodispersione) o a causa di sforzi muscolari prolungati e intensi.  Non esiste più la capacità dell’organismo di effettuare una vasodilatazione. Tra i fattori predisponenti esogeni la mancanza di acclimatamento, il confinamento o la scarsa ventilazione, l’umidità elevata, la privazione di acqua e l’uso di farmaci (diuretici). Le noci di Macadamia contengono sostanze che alterano la termodispersione. Tra i fattori predisponenti endogeni: obesità, malattie cardiovascolari, malattie del sistema nervoso centrale e periferico, senilità e un pregresso colpo di calore. Tra i segni precoci del colpo di calore aumento della frequenza cardiaca, sudorazione eccessiva e ipersalivazione. Successivamente compaiono secchezza della bocca, nausea e vomito. Poi, può manifestarsi l’heat stroke con comparsa di segni di disfunzione del sistema nervoso centrale: perdita di coscienza transitoria, disorientamento, camminata barcollante, convulsioni e stato comatoso. Il colpo di calore è una condizione pericolosa e potenzialmente letale. È importante iniziare a raffreddare immediatamente una persona che ne è colpita, cercando di guadagnare tempo. È necessario immergere la persona in acqua fresca per raffreddarla con una nebulizzazione, dopo aver tolto gli indumenti. Il raffreddamento va interrotto se la persona inizia a comportarsi di nuovo in modo normale, per evitare un’ipotermia.

In montagna gli strati di aria nelle zone basse sono più densi e, quindi, funzionano come coperte che trattengono il calore. In alta montagna l’aria è via via più rarefatta e non trattiene il calore. La temperatura diminuisce di circa un grado ogni 200 metri di quota. Le Alpi si scaldano il doppio rispetto al resto del pianeta in seguito ai nuovi scenari di cambiamento climatico. Pratali ha concluso la sua presentazione ricordando il caso di una turista tedesca di 22 anni, deceduta nel mese di giugno del 2019 per un colpo di calore, mentre stava salendo lungo una via ferrata sul monte Casale. La prevenzione è fondamentale per evitare le patologie causate dal calore.

 

I danni dei raggi solari

 

Maria Cristina Sicher, dermatologa di Trento, è, poi, intervenuta per parlare di “Danni da sole: i tumori della pelle”. L’esposizione eccessiva ai raggi del sole in montagna può causare un danno alla pelle, che, nel tempo, può provocare la crescita di tumori cutanei: carcinomi basocellulari, spinocellulari e melanomi. I sistemi efficaci di riparazione della pelle compaiono dopo i vent’anni di età. Ecco perché è importante la protezione fin da piccolissimi. I tumori cutanei costituiscono le neoplasie più frequenti nella popolazione di pelle chiara (caucasica in particolare) e sono rappresentati per la maggioranza dei casi dai carcinomi basocellulari (origine follicolo), dai carcinomi spinocellulari (origine su cute fotoesposta; hanno come precursore una cheratosi attinica) e dai melanomi. L’incidenza reale è sottostimata; talora vengono trattati con crioterapia, senza conferma istologica. I cosiddetti “fototipi bassi”, con pelle chiara, sono i più a rischio, con minore protezione naturale. La lesione più semplice è la lentiggine. Segue la cheratosi attinica, il più frequente tumore della pelle. Può essere isolata o diffusa. In Europa colpisce dall’11 al 20% della popolazione generale. In Australia può colpire fino al 60% delle persone oltre i 60 anni. Interessa l’epidermide dal 10 al 20% dei casi e nel giro di una decina di anni si può trasformare in carcinoma spinocellulare invasivo. Colpisce soggetti con fototipo basso, albini, soggetti affetti da xeroderma pigmentoso, immunodepressi e trapiantati di organo. Il carcinoma basocellulare è il tumore cutaneo più frequente nella razza bianca (50-70% della patologia oncologica nella razza bianca). Si tratta di una neoplasia con un’aggressività locale. Non è dimostrata la possibilità di metastasi a distanza. È dimostrata l’infiltrazione attraverso zone di minore resistenza (forami di emergenza e guaine dei nervi). Compare di solito dopo i 40 anni di età. È più frequente tra i maschi (lavorano di più all’aria aperta) e rappresenta l’80% rispetto ai carcinomi spinocellulari (20%). Si localizza di solito sul volto, sul collo, sull’orecchio e sul labbro superiore. Il carcinoma spinocellulare compare nelle zone del corpo cronicamente esposte al sole. Può dare metastasi.

Il melanoma rappresenta il secondo tumore nei maschi e il terzo nelle femmine. È frequente nelle persone con fototipo basso e in chi va incontro a scottature provocate dai raggi solari. I soggetti con un numero elevato di nei sono a maggior rischio. Può colpire anche l’occhio e le unghie. Rappresenta un grosso problema per gli australiani.

 

La prevenzione del melanoma

 

Mario Cristofolini, dermatologo e presidente della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) di Trento, ha parlato della “Prevenzione dei tumori cutanei: l’esperienza della LILT”.

Il melanoma è il tumore più frequente in Italia al di sotto dei 50 anni di età, con un raddoppio di casi ogni dieci anni. Ha una mortalità del 15% e rappresenta la seconda causa di morte nelle persone tra i 30 e i 40 anni.

Nel 1985 B. Ackerman aveva affermato che “nessuno dovrebbe più morire per tumori cutanei”, proprio perché la prevenzione e una diagnosi precoce sono in grado di salvare la vita. Un’errata esposizione ai raggi UV determina la comparsa di tumori della pelle (60-90%): se intermittente favorisce l’insorgenza del melanoma, se è continuativa facilita i carcinomi. L’abbronzatura artificiale rappresenta una delle principali cause dell’insorgenza dei tumori cutanei (non c’è abbronzatura per cui valga la pena morire). Altri fattori di rischio: derivati del petrolio, diossine, pesticidi, immunosoppressori, fumo e obesità. L’intensità del sole varia a seconda di latitudine, riflessi (neve, acqua), ore della giornata (tra le 11 e le 15). Occorre prestare attenzione ad alcune sostanze ed ai farmaci foto-tossici.

Al sole non siamo tutti uguali, la reazione dipende dal fototipo. Per tutti, comunque, occorrono una corretta esposizione e un’attenta fotoprotezione. Servono indumenti con tessuti anti raggi UV. Non ci si deve esporre al sole nelle ore centrali della giornata (11-15) e bisogna evitare il riflesso di sabbia e neve. Si devono usare prodotti solari anti UVB e UVA adeguati al fototipo, da applicare ogni due ore. Una dieta ricca in frutta e verdura aiuta a prevenire i tumori.

Fattori favorenti i tumori cutanei: invecchiamento della popolazione, esposizione selvaggia al sole, soggiorni in regioni equatoriali. Importante sarebbe raccogliere i dati epidemiologici relativi.

La prevenzione del melanoma deve incominciare da quando si è bambini.

I tumori cutanei sono visibili e, se diagnosticati precocemente, guariscono. Le campagne di educazione sanitaria hanno un ruolo fondamentale per i tumori cutanei. Nel 47% dei casi è il paziente stesso che fa la diagnosi. Negli altri casi ad accorgersi della comparsa di un’alterazione sulla pelle sono i partner, i familiari, il dermatologo, il medico di base o gli operatori dell’area estetica.

L’autoesame abituale della pelle permette una riduzione del 63% della mortalità dovuta ai tumori cutanei.

I segni di allarme di un melanoma sono: un neo apparso in età adulta, la presenza di un neo persistente che si modifica, asimmetrico e con bordi indendati, con dimensioni superiori ai 5 millimetri che evolve. Occorre un’educazione sanitaria che sviluppi la consapevolezza.

 

Sole e vitamina D

 

Michele Pizzinini, specialista in scienza dell’alimentazione di Trento, ha parlato di “Sole, alimentazione, integratori e vitamina D”. Nel corso dei secoli si è assistito ad una evoluzione del comportamento alimentare dell’uomo.  Quest’ultimo ha vissuto per 80.000 generazioni con un comportamento da cacciatore-raccoglitore. Il 99,99% dei nostri geni si è evoluto nei sei milioni di anni prima dello sviluppo dell’agricoltura. L’uomo del Paleolitico mangiava più proteine, non consumava latte, assumeva più vitamina C. Viveva con 2800 calorie, rispetto alle attuali 2200 calorie. Consumava meno zuccheri. Non mangiava cereali. La sua dieta era più ricca di fibre. Oggi non sappiamo più cosa mangiamo e non sappiamo se assumiamo una quantità sufficiente di vitamine e di sali minerali. Il potassio è distribuito quasi totalmente dentro il comparto intracellulare (140 mEq./L), mentre modesta è la sua concentrazione extracellulare (3,1-5,3 mEq./L). Regola l’eccitabilità neuromuscolare, la ritmicità del cuore, la pressione osmotica e l’equilibrio acido-base. È di fondamentale importanza per lo sportivo dal momento che si lega alle proteine muscolari ed al glicogeno. Il potassio e il magnesio sono i principali cationi intracellulari. Il 50% del magnesio si trova all’interno delle ossa. Il 24,5% si trova nei muscoli e il 24,5 è localizzato nel sistema nervoso, nel cuore, nel fegato e in tutti gli organi ad alto metabolismo. Regola la trasmissione dell’impulso nervoso e la contrazione muscolare. È cofattore di almeno 300 sistemi enzimatici, partecipa alla sintesi delle proteine e alla glicolisi, che trasforma il glucosio in energia. Il 77% della popolazione presenta una carenza di magnesio. L’assunzione di riferimento è di 5-6 mg. /Kg. al giorno (240 mg./giorno nell’adulto). Con lo stress si assiste a un’aumentata perdita di magnesio. Sintomi di carenza sono crampi ai polpacci e alle dita, stato di apprensione, ansia, ipersensibilità, irritabilità, affaticamento, mancanza di energia, tensione muscolare cervicale, mioclonie palpebrali, mani e piedi freddi.

L’anemia dell’atleta viene causata dalla distruzione dei globuli rossi durante la corsa. Occorre un attento monitoraggio del ferro. Quest’ultimo viene assorbito con difficoltà dai vegetali, mentre la carne e il pesce sono più biodisponibili. Alimenti acidificanti e, più in particolare, la vitamina C favoriscono l’assorbimento del ferro. Il fabbisogno giornaliero è di 10 mg. nell’uomo e 15 mg. nella donna. La transferrina è la proteina addetta al trasporto del ferro, mentre la ferritina rappresenta il ferro di deposito.

Tutte le integrazioni vanno effettuate prima che incominci la stagione agonistica. La vitamina D deriva dal colesterolo ed è sintetizzata dagli organismi animali. Nei mesi invernali il sole del nord Italia è troppo debole per indurre l’organismo a produrre vitamina D. La produzione di vitamina D nel corpo è, quindi, possibile solo da marzo a ottobre ed è influenzata dal tempo di esposizione al sole a superficie del corpo scoperta. La vitamina D rende le cellule intestinali più sensibili all’assorbimento del calcio, mantiene adeguati livelli di calcio nel sangue, regola l’attività delle cellule beta del pancreas, regola il sistema immunitario e, forse, previene alcune forme di cancro. La vitamina D andrebbe monitorata attraverso controlli periodici del suo livello nel sangue. Oltre i 150 ng./ml. può essere tossica. Il fenotipo con pelle chiara è avvantaggiato in quanto assorbe più vitamina D.

Il consumo di vitamine e di sali minerali è direttamente proporzionale al dispendio energetico. È quasi certo che gli integratori servano. La perdita di sali minerali è legata alla sudorazione ed anche la produzione di radicali liberi è direttamente proporzionale alla lunghezza ed all’intensità dello sforzo. Talvolta anche un’alimentazione corretta potrebbe non essere sufficiente a dare una copertura di antiossidanti. I radicali liberi si formano all’interno delle nostre cellule (nei mitocondri), dove l’ossigeno viene utilizzato per produrre energia.  Lo sportivo produce più radicali liberi. Se la produzione di radicali liberi è superiore a quella fisiologica, si viene a determinare un danno, definito stress ossidativo. I radicali liberi sono i responsabili di tutte le malattie degenerative (invecchiamento, Alzheimer e cancro). In chi pratica sport o fa sforzi muscolari aumenta il consumo di ossigeno e, quindi, la produzione di radicali liberi. Un aumento di radicali liberi si verifica in condizioni di esposizione solare intensa, in chi è sottoposto a stress psico-fisico, in chi è esposto ad inquinamento e in chi non segue un regime alimentare bilanciato. Una dieta anti-ossidante deve essere ricca di frutta e verdura cruda e fresca con una spiccata colorazione (blu, viola, rossa), povera di grassi saturi e di grassi idrogenati, pericolose fonti di radicali liberi. È essenziale mangiare il più possibile crudo: la cottura riduce il potere anti-ossidante. Un succo di mirtilli dopo l’attività fisica reintegra liquidi, zuccheri e polifenoli anti-ossidanti. In un atleta una supplementazione con un integratore adeguato è caldamente consigliata.

 

Parola d’ordine: proteggersi

Franco Perino, dermatologo di Bolzano, ha presentato una relazione dal titolo “Come proteggersi?”. In montagna occorre ripararsi dai raggi solari, anche se non esiste una protezione al 100%.  Il danno causato dal sole può provenire da un’ustione o da un’esposizione cumulativa o intermittente. Particolarmente sensibili al danno solare sono i trapiantati di organo, i soggetti HIV positivi o quelli affetti da malattie genetiche, da alcune forme di dermatosi o che hanno già avuto un tumore cutaneo. Esistono sei fototipi. Il fototipo I (soggetto con lentiggini, capelli rossi, occhi chiari) si scotta facilmente, non si abbronza e si arrossa. Il fototipo II (biondo) si scotta facilmente e si abbronza poco. Il fototipo III (bruno) si scotta in modo moderato e si abbronza in modo progressivo. Il fenotipo IV (latino) si scotta poco e si abbronza progressivamente. Il fototipo V (arabo, asiatico) si scotta raramente e si abbronza sempre. Il fototipo VI (nero) si scotta molto raramente ed è molto pigmentato.

Esistono farmaci fotosensibilizzanti (creme con ketoprofene, antistaminici, idroclorazide, tetracicline, sulfamidici).

Per riparare gli occhi dal sole occorre indossare occhiali di buona qualità, riportanti il marchio CE. In montagna viene di solito poco considerata la protezione. Conseguenti al danno solare sono congiuntiviti, danni permanenti a cornea e cristallino. Pare che le creme solari siano state inventate dagli alpinisti.

Si consigliano vestiti con tessuti spessi, con trama fitta, asciutti, di colore scuro. Si deve applicare una quantità di prodotto solare di 2 milligrammi per centimetrocubo, equivalente a un cucchiaino di caffè, da spalmare 30 minuti prima dell’esposizione e ogni due ore. Esistono anti-ossidanti topici: polifenoli, partenio, estratti di soja, tocoferolo, estratti di liquerizia. Esistono anche anti-ossidanti per via orale: derivati di una felce (Polypodium leucotomo), carotenoidi.

 

Il parere dell’oculista

 

È seguita la presentazione dell’oculista Ivan Marchesoni dal titolo “L’occhio e il sole in montagna”. I raggi ultravioletti C (UVC, 200-290 nm.) sono pericolosissimi per l’uomo, ma fortunatamente vengono bloccati dall’ozono presente nell’atmosfera (scudo naturale), che impedisce loro di arrivare sulla terra. I raggi ultravioletti B (UVB, 290-320 nm.) sono i raggi che, penetrando a livello epidermico, determinano l’abbronzatura.  Possono essere la causa di arrossamento della pelle (eritema). I raggi ultravioletti A (UVA, 320-400 nm.) penetrano negli strati profondi dell’epidermide e sono responsabili dell’invecchiamento cutaneo e della formazione di melanomi. Ogni 1000 metri di altitudine l’intensità dei raggi UV aumenta all’incirca del 10%. In montagna la neve riflette più dell’80% dei raggi UV. Oltre il 60% dei raggi UV attraversa le nuvole. La sabbia chiara riflette più del 15% dei raggi. A mezzo metro di profondità nell’acqua le radiazioni UV si riducono solo del 40% rispetto alla superficie. Chi lavora al chiuso ha un’esposizione alle radiazioni UV pari al 10-20% di chi lavora all’aria aperta. L’intensità dei raggi UV, salendo in quota, aumenta del 4% ogni 300 metri.

Gli UVA sono particolarmente pericolosi per la retina, mentre il cristallino e la cornea sono particolarmente sensibili ai raggi UVC. Tra i danni prodotti dal sole alla retina troviamo la maculopatia senile.

 

La psichiatra dice che…

 

La psichiatra Roberta Sabbion, presidente della Società Italiana di Montagnaterapia, ha chiuso i lavori del convegno con un intervento in remoto. Ha affermato che la luce del sole è una forma di piacere di cui godere senza eccedere, come si dovrebbe fare con il cibo o con le bevande alcoliche. L’abbronzatura è un meccanismo di difesa della pelle, ovvero la protegge dall’azione potenzialmente nociva dei raggi solari. Si deve prestare attenzione a questi ultimi dal momento che, come tutto quello che procura piacere, possono indurre una dipendenza, ovvero una condizione da cui si ricavano più danni che benefici, senza, tuttavia, essere in grado di dire basta, di sottrarsi.