Hypoxia 2022: focus sul sangue in altitudine

Agli inizi di febbraio si è svolto un meeting virtuale per analizzare gli ultimi studi sulle variazioni ematiche in quota

 

Giancelso Agazzi

 

 

Martedì 8 febbraio 2022 è stato organizzato un meeting da remoto dal titolo “Blood at altitude: new perspectives”, riguardante l’ipossia.

La prima presentazione è stata moderata dal medico del Colorado Peter Hackett e dal fisiologo di Heidelberg Heimo Mairbäuri.

Christoph Siebenmann dell’Istituto di medicina di emergenza in montagna dell’Eurac di Bolzano ha tenuto la prima relazione dal titolo “Regulation of plasma volume in hypoxia”. In situazioni di ipossia in alta quota l’ematocrito aumenta (emoconcentrazione), mentre il volume di plasma diminuisce. Uomini e altri mammiferi esposti in acuto all’alta quota presentano un aumento della diuresi e della natriuresi (aumento dell’escrezione del sodio attraverso le urine). La diminuzione del volume plasmatico è un’ipovolemia causata probabilmente dall’incremento della diuresi.

L’aumento della diuresi in alta quota si verifica a partire da 3000 metri e rappresenta un indicatore di adattamento.

Aumentano il Peptide Natriuretico Atriale (ANP), diminuisce l’ormone antidiuretico (ADH) e diminuiscono la renina e l’angiotensina.

Presso il simulatore TerraXCube dell’Eurac di Bolzano è stato condotto uno studio su un gruppo di 11 uomini e 12 donne nel corso di 4 giorni di esposizione all’ipossia ipobarica, a 3500 metri di quota, per valutare la risposta del volume plasmatico.  L’alta quota non ha fatto aumentare la diuresi, nonostante la transitoria modificazione dell’assetto ormonale favorisca quest’ultima.

Il mantenimento della totalità del contenuto idrico corporeo (TBW) e la riduzione delle proteine totali circolanti (TCP) consentono una ridistribuzione dei liquidi a livello del compartimento extravascolare, consentendo la diminuzione del volume plasmatico: questo meccanismo è detto oncotic driven.

In conclusione l’esposizione all’ipossia ipobarica riduce il volume plasmatico in seguito alla diminuzione delle proteine circolanti, non altera il contenuto totale dell’acqua corporea e facilita la risposta del volume plasmatico sia nell’uomo che nella donna.

La seconda relazione dal titolo “Acclimatization and adaptation in hemoglobin mass at high altitude: the role of hemoglobin mass in chronic mountain sickness” è stata presentata da Laura Oberholzer del Copenhagen Physical Activity Center. Lo studio in oggetto, effettuato in occasione di una spedizione scientifica organizzata da un gruppo di ricercatori di Grenoble, in Francia, si è svolto a La Rinconada, in Peru, a 5100 metri di quota, con lo scopo di verificare gli adattamenti cardiovascolari e cardiorespiratori all’alta quota. La ricercatrice ha voluto valutare le variazioni della massa emoglobinica presente nei nativi colpiti da malattia cronica d’alta quota (Chronic Mountain Sickness, CMS). Una eritrocitosi eccessiva rappresenta un fattore di rischio per il CMS. Quest’ultimo è caratterizzato da affanno, disturbi del sonno, cianosi, dilatazione delle vene, parestesie, mal di testa, ronzio auricolare (tinnito). Il valore soglia di emoglobina per definire un’eritrocitosi eccessiva è 21 grammi per decilitro. Il valore più basso di emoglobina riscontrato nei soggetti affetti da CMS è 18 grammi per decilitro. I valori della massa emoglobinica sono stati determinati con la tecnica della ri-respirazione del monossido di carbonio. L’ipossia cronica determina uno stato di ipossiemia che fa aumentare l’emoglobina con conseguente eritrocitosi eccessiva. Ciò determina l’aumento della viscosità ematica nei portatori di CMS. L’eritrocitosi non è un segno clinico di CMS. La riduzione del volume plasmatico e l’aumentata viscosità del sangue potrebbero contribuire alla sintomatologia del CMS.

L’ultima relatrice è stata Marie Klein, ricercatrice del Department of Sports Medicine and Department of Translational Pneumology dell’Università di Heidelberg, che ha presentato una relazione dal titolo “Neocytolisis?...or how we get rid an increased hemoglobin mass after returning from high altitude”. Dopo il ritorno dall’alta quota al livello del mare si verificano un riassetto della massa di emoglobina totale (tot-Hb) con una rimozione di eritrociti giovani, un incremento dell’escrezione di bilirubina e di urobilinogeno, una diminuzione del numero di reticolociti e una rimozione della frazione degli eritrociti più giovani (neocitolisi). Uno studio di tre settimane è stato condotto nel 2021 su 12 studenti maschi sani (età media 23 anni) presso la stazione di ricerca della Jungfraujoch a 3450 metri di quota, nelle Alpi Bernesi. È stata usata la glicina marcata (C2-glycine intake) a 110 metri e nel corso dei 19 giorni trascorsi in alta quota. La dinamica dell’eliminazione degli eritrociti prodotti in ipossia e in alta quota è stata misurata tramite isotope ratio, utilizzando la spettrometria di massa dell’emoglobina. È stato misurato il rapporto della proteina di membrana eritrocitaria 4.1a/4.1b (indicatore di età del globulo rosso). Si è riscontrato un incremento della massa totale di emoglobina del 4,7 più o meno 2,7% alla fine del soggiorno di tre settimane a 3450 metri di quota. La massa totale di emoglobina è ritornata alla normalità dopo 11 giorni dal ritorno al livello del mare. Il conteggio dei reticolociti ha rivelato che una transitoria diminuzione dell’eritropoiesi pari al 35% potrebbe essere spiegare la normalizzazione dell’aumento del livello dell’emoglobina totale entro 11 giorni dal rientro dall’alta quota. La diminuzione dell’emoglobina pare non sia dovuta alla neocitolisi. Vi è la possibilità che la neocitolisi possa avvenire nella situazione in cui una maggior quantità di emoglobina totale viene meno. Ulteriori studi in proposito sono necessari.

 

 


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