Buon Compleanno scienziati del CAI!

ll Comitato Scientifico Centrale del CAI ha compiuto novant’anni

Per celebrare la ricorrenza si è svolto un convegno a Torino

 

 

Per ricordare l’anniversario della fondazione del Comitato Scientifico Centrale (CSC) sabato 13 novembre 2021 è stato organizzato un convegno presso la sala degli Stemmi del Museo della Montagna di Torino. Dopo il saluto della dottoressa Daniela Berta, dal 2018 direttrice del Museo della Montagna, e di Giuliano Cervi, presidente del Comitato Scientifico Centrale, ha preso la parola il presidente generale del CAI Vincenzo Torti, che ha sottolineato la centralità della cultura della montagna e l’importanza che la scienza riveste anche nell’alpinismo. Occorre guardare a chi ci ha preceduti, riflettendo e cogliendo spunti dalle radici del passato. Torti ha mostrato il libro scritto in occasione dei 150 anni del CAI. Il CSC è nato nel 1931. Fin dalla sua nascita nel 1863 il CAI è sempre stato legato a uomini di scienza. In primis il suo fondatore Quintino Sella, politico e scienziato, promotore della Società Geologica Italiana e dell’Accademia dei Lincei. Alpinismo e scienza fecero da cornice al CSC. Nell’ambito del CAI si è sviluppata nel tempo la cultura del rispetto e dell’attenzione per l’ambiente. Il CAI è sempre stato serio, valente e propositivo. Torti ha espresso la sua gratitudine all’operato del CSC.

 Ha, poi, preso la parola Francesco Carrer, vicepresidente generale del CAI e referente presso il Comitato Direttivo Centrale, che ha fatto presente il lungo percorso del CSC, attraverso la sua storia, della quale, ha sottolineato, si deve essere orgogliosi. Le ricerche e i progetti del CSC qualificano il CAI, catalizzatore sul territorio della conoscenza della montagna.

Dino Genovese ha portato i saluti del Comitato Scientifico del Gruppo CAI ligure, piemontese e valdostano (LPV).

 

Il documentario su chi ha fatto grande il CAI

 

È seguita la proiezione del filmato di Luigi Lozzoli dal titolo “Uomini del CAI che fanno belle cose (1931-2021)”. Il video ha illustrato l’attività del CSC a partire dalla sua fondazione nel 1931, evidenziando il rapporto fruttuoso che si è stabilito tra alpinismo e ricerca scientifica. Sono stati ricordati alcuni scienziati italiani che, con la loro presenza, hanno reso onore al CAI. Tra questi Antonio Stoppani, Gaetano Chierici, Quintino Sella, Ardito Desio, Giuseppe Morandini, Giuseppe Nangeroni e Claudio Smiraglia.

Ogni presidenza ha portato il proprio valido contributo per cambiare e migliorare il CSC, che è diventato il principale organismo non universitario per la promozione scientifica in Italia.

Gli operatori naturalistici e culturali hanno contribuito ad accrescere le conoscenze scientifiche e antropiche. Tra CAI e Cnr è nato un rapporto di collaborazione scientifica. Si è creata un’intensa rete di ricerca a livello italiano che ha coinvolto anche la Società Geologica Italiana. Nel 1934 il CSC ha realizzato il “Manualetto d’istruzioni scientifiche per alpinisti”, prezioso supporto, contenente tutti gli argomenti ritenuti utili per i frequentatori della montagna. Il 4 maggio 1991 è nato a Milano il Gruppo di lavoro per lo studio dell’insediamento umano nelle Terre Alte, con sette membri, il cui intento è promuovere una nuova attenzione alla montagna.

Il professor Claudio Smiraglia, past president del CSC, è intervenuto per parlare dei presidenti storici. Ha letto il saluto di Mara Emanuela Desio, figlia di Ardito, la quale non poteva essere presente per problemi di salute. Desio, esploratore, geologo ed accademico, è stato fondatore e primo presidente del CSC dal 1931 fino al 1945. Lo scorso mese di settembre è stato inaugurato presso il Museo Friulano di Storia Naturale di Udine, nel ventennale della scomparsa dello scienziato, avvenuta nel 2001, l’”archivio storico friulano Ardito Desio”. Lo scienziato, nel corso della sua esistenza densa di esperienze e di successi, ha sviluppato e promosso l’attività scientifica del CAI, creando con Angeloni e Parisi il Comitato Glaciologico.

 Nicoletta Parisi è intervenuta per ricordare la figura del padre Bruno, racconto, poi, ripreso da Pietro Carlesi che ha parlato anche di un altro past president: Libertade Giuseppe Nangeroni (1892- 1987). Il Nangeroni si laureò nel 1919 in scienze naturali a Pavia e fu presidente del CSC dal 1950, dopo Morandini, fino alle soglie degli anni ’80. Era un uomo semplice. Nel 1967 auspicò la creazione di un comitato scientifico in ogni sezione del CAI. Nel 1983 venne nominato a Trieste socio onorario del CAI.

 

Focus sul past president Morandini (e altro ancora)

 

Giuseppe Morandini (1907-1969) si laureò in scienze naturali a Napoli. Fu vicepresidente del CAI Centrale con il generale Luigi Masini, nominato commissario per riorganizzare il CAI subito dopo la seconda guerra mondiale. Morandini partecipò a spedizioni scientifiche in Africa Orientale e nella Terra del Fuoco. Nel dopoguerra riorganizzò il CSC, creando delle sottocommissioni. Gli venne dedicato il dipartimento di geologia dell’università di Padova.

È seguita una tavola rotonda dal titolo “Attualità, riflessioni, proposte e indirizzi per nuovi scenari di attività” con la partecipazione di Claudio Smiraglia, in qualità di moderatore, Giorgio Vassena, Mattia Sella, Antonio Guerreschi, Carlo Alberto Garzonio, Giuliano Cervi. Le discipline scientifiche hanno subito trasformazioni molto significative. Sono mutate anche le realtà dei titolati del CAI. Sulle spalle di chi ci ha preceduto andrà creato il futuro. La scienza sta subendo un’evoluzione molto rapida. Ci si chiede quale possa essere il futuro del CSC. Il suo passato è stato importante e glorioso. Occorre realizzare una trattazione integrata dell’ambiente naturale e antropico. Carlo Alberto Garzonio è intervenuto per parlare della progettazione del futuro, con esperienze di divulgazione pratica, citando l’esempio del Laboratorio Carsologico di Bossea.

Giorgio Vassena ha affermato che la presenza dell’uomo è parte della natura. Per questo motivo è importante ritornare alle origini, garantendo una continuità su cui basare la scienza. Il CSC deve costituire un punto di rete e deve rappresentare un ente consultivo in grado di dare stabilità. Deve proporre progetti locali e globali, con un coordinamento delle singole iniziative.

 

Di montagna e cambiamenti

 

Antonio Guerreschi, accademico e presidente di sezione, è intervenuto per affermare che la frequentazione della montagna è cambiata e che al fenomeno non siamo preparati. Sarebbe opportuno coinvolgere il mondo accademico, affinché diffonda le proprie conoscenze sul territorio. Sarebbe opportuno anche rilanciare i rifugi, reale presidio per far capire meglio la montagna.

Francesco Carrer ha affermato che sarebbe meglio camminare di meno e guardare di più. Occorre sostenere e promuovere anche l’attività di ricerca. Sono importanti le componenti tecniche, ma non va trascurata la componente culturale.

Mattia Sella ha sottolineato il ruolo importante degli operatori naturalistici e delle sezioni. Occorrono una preparazione specifica e la capacità di spiegare la montagna con rigore scientifico, esercitando il senso critico. Serve una collaborazione con il Cnr, con il Comitato Geologico e con altre associazioni scientifiche.

Paolo Bonasoni del Cnr ha fatto presente l’importanza dei “rifugi sentinella”, veri centri di eccellenza per raccogliere dati. Possono costituire dei punti di aggregazione, come avviene, per esempio, nell’ambito della terapia forestale. Occorre accrescere la consapevolezza e provare a fare un cambio di passo. Esempi da seguire l’osservatorio del monte Cimone e la capanna Regina Margherita.

Il professor Massimo Frezzotti, presidente del Comitato Glaciologico, ha affermato che la divulgazione è fondamentale se corretta. Ha fatto presente l’importanza delle scuole e dei media.

Giuseppe Borziello, presidente del Comitato Scientifico Veneto-Friulano-Giuliano, ha voluto precisare l’importanza della qualità e non della quantità dei lavori scientifici. Vanno coltivati i collegamenti con il mondo accademico. Occorre creare dei gruppi scientifici a livello regionale.

 

Le conclusioni di Smiraglia

 

Claudio Smiraglia ha tirato alcune conclusioni. Gli operatori devono conoscere ciò che divulgano. Devono esistere delle regole. Sostanziale è l’aggiornamento degli accompagnatori. I rifugi devono ricoprire anche un ruolo culturale. Grande peso riveste quanto accade a livello regionale che, ovviamente, dovrebbe coinvolgere anche le singole sezioni.

I lavori del convegno sono continuati nel pomeriggio con la proiezione di un filmato realizzato da Luigi Lozzoli per illustrare l’attività svolta dal Gruppo Terre Alte (1991-2021). Il documentario ha sottolineato l’importanza della salvaguardia delle testimonianze e di quanto realizzato dal Gruppo nel corso degli anni con mostre, convegni, campagne di scavo, tesi di laurea, partecipazione a bandi per progetti di ricerca in tutta Italia.

Mario Varotto, attuale presidente del gruppo Terre Alte, ha presentato scenari, prospettive e proposte operative del gruppo. Centinaia i progetti di ricerca che sono stati finanziati. Il gruppo ha promosso l’iniziativa “Rifugi di Cultura”, organizzando numerose attività nel corso di trent’anni di lavoro.

È seguita la relazione dall’esaustivo titolo “La rete della conoscenza: esperienze, proposte ed indirizzi dai rapporti di collaborazione in essere tra il CSC e gli enti, organismi, società scientifiche, comitati scientifici sezionali ed organi tecnici centrali del CAI che ne condividono le attività”. La sessione pomeridiana del convegno è stata moderata da Giuliano Cervi.

Monica Miari dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria ha parlato dell’importanza della conoscenza e della sua diffusione e dei rapporti del CAI con la Sovraintendenza e con gli enti locali.

Mattia Sella, presidente della Società Glaciologica Italiana, ha parlato del rapporto esistente dal 1881 tra i due organismi, consolidato da una convenzione.

Massimo Frezzotti del Comitato Glaciologico Italiano ha affermato che deve stabilirsi un connubio tra ricerca, accademia e divulgazione. Devono formarsi dei punti di divulgazione ed una rete di informazione sul territorio con comitati scientifici di sezione.

Franco Finelli, presidente della Commissione Centrale Medica, è intervenuto per parlare dell’attività svolta. Attraverso il progetto riguardante la terapia forestale la Commissione Centrale Medica ha stabilito uno stretto collegamento con il CSC. Oltre ottocento soggetti hanno partecipato al progetto in collaborazione con ASviS. Anche la montagnaterapia è caratterizzata da una certa trasversalità.  Ricordati, inoltre, altri due realtà per effettuare studi in alta quota: l’osservatorio Angelo Mosso al Col d’Olen e la capanna Regina Margherita.

 

La collaborazione tra CAI e Cnr

 

Paolo Bonasoni del Cnr è di nuovo intervenuto per parlare dell’accordo di collaborazione esistente tra CAI e Cnr. Ha ricordato i “rifugi sentinella” presenti sul territorio italiano, che costituiscono un luogo di aggregazione e divulgazione. Un sito web potrebbe dare in modo diretto informazioni.

Luca Pellicioli del CAI Bergamo ha parlato della citizen science, un complesso di attività collegate ad una ricerca scientifica cui partecipano semplici cittadini dilettanti. Si tratta di un modo di raccogliere dati sul territorio da parte di persone adeguatamente indirizzate e formate. Pellicioli ha parlato del progetto riguardante i trent’anni trascorsi dalla reintroduzione dello stambecco sulle Prealpi Orobie. Sono stati coinvolti gli escursionisti in uno fotocontestche ha permesso di raccogliere 2530 immagini con l’uso dello smartphone. Il progetto ha consentito di raccogliere dati che sono stati elaborati e, successivamente, pubblicati su una rivista scientifica. Un altro progetto in corso riguarda la nidificazione del fringuello alpino presso la capanna Gnifetti sul Monte Rosa.

Il Gruppo Toscano del CAI ha organizzato un corso per operatori naturalistici.

Roberto Fantoni del Comitato Scientifico del CAI di Varallo è intervenuto per parlare del tipo di attività svolta. Vengono organizzati corsi di formazione e di aggiornamento. Si possono fornire assistenza logistica e culturale, nonché organizzare eventi sul territorio. È opportuno che il mondo scientifico entri in tutte le strutture locali (sezioni e sottosezioni del CAI). A volte, però, manca la capacità progettuale.

Il Comitato Scientifico Nangeroni del CAI Milano nel 2020 ha compiuto cento anni. Sono in atto protocolli di collaborazione per attività di ricerca. Serve un ritorno allo spirito delle origini del CAI, dal momento che il futuro ha le radici nel passato.

È seguito un dibattito.