SVENIMENTO: COS’É, COSA FARE

Il termine scientifico è “sincope” ed è un evento che crea sempre allarme, specialmente se si verifica in montagna. Fortuna vuole che spesso sia benigno e semplice da affrontare

Di Giancelso Agazzi

 

 

La sincope, comunemente detta svenimento, è un evento che può verificarsi anche in montagna, generalmente in posizione ortostatica o in occasione di bruschi cambiamenti della postura. Si tratta di una perdita di coscienza transitoria, a esordio relativamente rapido, con perdita del tono posturale, di breve durata e, solitamente caratterizzata da un recupero completo e spontaneo. Può colpire sia giovani sia anziani, i quali presentano una prevalenza del 10% e un rischio di recidiva a due anni del 33%. Costituisce l’1% degli accessi a un pronto soccorso. Viene causata da una diminuzione di afflusso di sangue al cervello (ipoperfusione cerebrale globale). In genere ha una prognosi favorevole, in quanto ha un’origine benigna. Diverso il caso dei cardiopatici, nei quali potrebbe rappresentare un segnale di allarme. Può essere anticipata da sintomi premonitori: vertigine, disturbi della vista, senso di debolezza, comparsa di sudore, pallore. Le sincopi possono provocare traumi da caduta visto che accadono all’improvviso e sono poco prevedibili. Nel 12% dei pazienti episodi di sincopi ricorrenti sono associati a fratture e lesioni dei tessuti molli. Sono pericolose nei soggetti anziani, mentre nei bambini lo sono meno. Possono essere più frequenti nei cardiopatici. La sincope è più frequente nei soggetti anziani colpiti da disturbi cognitivi, insufficienza cardiaca, diabete, broncopatia cronica ostruttiva. Spesso, infatti, uno svenimento è una manifestazione di una condizione clinica sottostante e, perciò, è fondamentale cercare di chiarire la reale causa determinante. Nell’anziano una diminuita sensibilità barorecettoriale e una minore efficienza dei sistemi di autoregolazione cerebrale può complicare la comparsa di una sincope. Frequente una amnesia retrograda, che può complicare la diagnosi, soprattutto in caso di caduta. Le cardiopatie provocano un terzo dei casi di sincope negli anziani. L’incidenza di una sincope in persone tra i 20 e i 29 anni di età è di 4,7 per 1000 all’anno, mentre tra i soggetti di età superiore agli 80 anni l’incidenza è di 16,9 per 1000 nei maschi e di 19,5 per 1000 nelle femmine. Il 15-50% degli adolescenti ha avuto almeno un episodio di sincope di origine vasovagale. Tra le cause ipoglicemia, debolezza fisica ed episodi di tachicardia. Una dieta sbagliata, l’uso di diuretici e un’attività fisica troppo intensa possono essere la causa di uno svenimento in montagna.  La sincope può causare una disabilità non soltanto a causa delle conseguenze di una caduta, ma anche per lo sviluppo di una sindrome di tipo ansioso-depressivo legata alla perdita di fiducia e al timore di andare incontro a un altro episodio.

Cause di sincope:

·     Neurovagale, caratterizzata da un brusco calo della pressione arteriosa, riduzione della frequenza cardiaca con conseguente diminuito afflusso di sangue al cervello (circa 51%)

·     Aritmie cardiache come causa principale

·     Malattie strutturali cardiache o cardiopolmonari

·     Cerebrovascolari

Fattori scatenanti

·     Posizione eretta, immobile (circa 12%)

·     Emorragia acuta, tosse, starnuto, stimolazione gastrointestinale, minzione, post-esercizio, nevralgia glosso-faringea e trigeminale, traumi

·     L’assunzione di alcuni farmaci può determinare una sincope (anamnesi farmacologica: assunzione di farmaci antiaritmici, antipertensivi o diuretici)

 

Svenimento o convulsione?

Esistono disturbi che assomigliano alla sincope con compromissione o perdita della conoscenza, e, tra queste la più frequente è l’epilessia. Una sincope può essere confusa a volte con un attacco epilettico, specie se accompagnata da convulsioni. Un attacco epilettico è un disturbo simile alla sincope, dal momento che può essere accompagnata da compromissione o perdita di coscienza. La perdita di coscienza è prolungata e la ripresa è seguita da uno stato confusionale che perdura per più di cinque minuti. Spesso sono presenti morsicatura della lingua e incontinenza sfinterica. Nella sincope il colorito della cute è pallido, mentre nell’attacco epilettico spesso è cianotico.

Altre cause di perdita di coscienza possono essere: cadute non spiegate, sincopi di origine convulsiva, apnee notturne, intossicazioni, malattie metaboliche. La gravidanza o il periodo mestruale possono provocare uno svenimento in una donna.

È di fondamentale importanza un’attenta valutazione del paziente sul terreno. È opportuno decidere se ci si trovi di fronte a una sincope o a una condizione che le assomiglia, se, per esempio, esiste una pregressa cardiopatia. Importante la presenza di testimoni che assistano a uno svenimento, cercando di individuarne la causa e la durata. È utile verificare, se possibile, la presenza di pregressi episodi di perdita di coscienza. Vanno, inoltre, verificate le circostanze nelle quali si è manifestata la perdita di coscienza.

La posizione del paziente (supino, seduto o in piedi) e l’attività svolta (riposo, durante o dopo sforzo, dopo minzione o defecazione, tosse o deglutizione) sono di notevole ausilio. I fattori predisponenti (luoghi caldi e affollati, prolungata stazione eretta, periodo post-prandiale) e i fattori precipitanti (dolore intenso, paura, movimenti del capo) e la presenza di segni premonitori (sudorazione, nausea, vomito, visione scura, sensazione di freddo) sono di fondamentale importanza. Secondo lo studio Short-Term Prognosis of Syncope (StePS), quattro variabili sono considerate fattore di rischio elevato, a dieci giorni, di morte o di eventi avversi gravi: sesso maschile, assenza i prodromi, ECG anormale, trauma concomitante. Nelle persone colpite da sincope il rischio di morte o di eventi avversi è alto nei primi giorni che seguono l’episodio. È raccomandato, nell’ambito della prevenzione, evitare bruschi cambiamenti della postura, idratarsi in modo adeguato, utilizzare calze elasto-compressive. Queste ultime servono a mantenere attiva la pompa muscolare degli arti inferiori, favorendo il corretto ritorno venoso. Si deve cercare di riconoscere, se possibile, i sintomi premonitori, per, poi, sdraiarsi immediatamente a terra, con le gambe leggermente sollevate.

 

Cosa fare

 

La persona svenuta va rassicurata. Dopodiché va distesa a terra sulla schiena (posizione supina), possibilmente in un luogo sicuro.   Le gambe vanno sollevate a circa 30 centimetri di altezza dal suolo, mentre la testa andrebbe appoggiata su un supporto morbido, quindi, si deve allertare il 112, fornendo tutti i dati necessari agli operatori del CNSAS. Attivare l’App Geo-Resq, gratuita, che permette di inviare un allarme al CNSAS, comunicando posizione e percorso.

 Si deve evitare di muovere la persona in modo brusco. I soggetti coscienti, che presentano problemi di tipo medico (respiratori o cardiaci) possono essere messi in posizione semiseduta. Tale posizione non va adottata se vi sono segni o sintomi di emorragia interna o esterna, mentre, in caso di fratture, vi si può ricorrere solo se le lesioni sono di lieve entità e sono già state mobilizzate. La procedura non va utilizzata nel caso vi siano segni di lesioni al collo o alla colonna vertebrale, trauma cranico, lesioni al torace e all’addome, lussazioni o fratture dell’anca o della pelvi. Non si deve inclinare tutto il corpo del paziente in una posizione a testa in giù, per evitare la compressione degli organi contenuti nell’addome contro il diaframma. Al fine di migliorare la probabilità di sopravvivenza si deve impedire alla persona di muoversi. Si devono prevenire perdite di calore, soprattutto nella stagione invernale, coprendo in modo adeguato l’infortunato. Per contro, d’estate, va evitato un eccessivo riscaldamento. Si deve valutare lo stato delle funzioni vitali: vie respiratorie (frequenza respiratoria), polso (frequenza cardiaca), se possibile, stabilità emodinamica (misurazione della pressione arteriosa), misurazione della temperatura corporea. Si devono allentare indumenti stretti o cinture. Si deve evitare di fare commenti sullo stato della persona.  Se l’infortunato è cosciente, si può somministrare acqua ed eventualmente, sali minerali. Qualcuno deve stare vicino alla persona per confortarla e rassicurarla (soccorso psicologico) fino al completo recupero. Possono risultare utili le manovre di contropressione per evitare un eventuale secondo episodio: incrociare le gambe, stringersi le mani, tendere le braccia per far aumentare in modo rapido la pressione arteriosa. Sempre consigliata una attenta valutazione clinica anche nel caso in cui la persona si sia completamente ripresa. In alcuni ospedali è stata istituita la Syncope Unit, un’organizzazione funzionale multidisciplinare con competenze specifiche.

 

 

7.01.24