Droni e soccorso in montagna

Dalla tecnologia un aiuto per migliorare la ricerca delle persone disperse. E non solo.

Giancelso Agazzi

 

Nel corso degli ultimi anni si è assistito alla comparsa dei droni in alcune fasi del soccorso in montagna. L’utilizzo di questa nuova tecnologia è in grado di accelerare la localizzazione dei dispersi, trasportando materiali e consentendo l’impiego della telemedicina. I droni rappresentano una vera rivoluzione nel campo del soccorso in montagna: oltre a fornire un aiuto, possono contribuire al miglioramento della previsione delle valanghe, e, in futuro, potrebbero sostituire gli elicotteri anche per l’approvvigionamento dei rifugi.

 

Cosa possono fare

 

 I droni possono effettuare voli di ricognizione su itinerari, anche individuando passaggi sicuri. Possono ridurre i rischi per i soccorritori sia su terreno innevato che in luoghi impervi.  Possono intervenire velocemente, con agilità e in autonomia sul luogo di un incidente, fornendo in tempo reale dati utili riguardanti la situazione nell’area di ricerca. I droni rappresentano uno strumento promettente per ridurre i tempi del soccorso in montagna.

L’automatizzazione dei voli e una supplementare tecnologia potrebbero migliorare la prestazione.

Grazie all’uso dei droni si accelera la ricerca in ambiente con il supporto di un team più ridotto. I rischi per i soccorritori si riducono e il triage diventa più facile.

 

La ricerca

 

Per valutare l’uso dei droni nel corso di operazioni di soccorso in montagna,tra l’autunno del 2020 e l’inizio dell’estate del 2021, un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Medicina di Emergenza in Montagna dell’Eurac di Bolzano ed alcuni membri del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico altoatesino hanno effettuato alcuni test nella gola del Bletterbach, nei pressi di Aldino, in Alto Adige. La località è stata scelta perché difficile da raggiungere e perché i telefoni cellulari non hanno ricezione. Il progetto interregionale di ricerca denominato Start (Smart Test for Alpine Rescue Technology) ha avuto come obiettivo verificare se l’uso dei droni possa essere di aiuto nella localizzazione e nel trattamento di feriti in luoghi inagibili. Un drone può trasportare sul luogo di un incidente materiale vario, come acqua, cibo, coperta termica, indumenti, guanti, attrezzature, radio, maschere, prodotti medicinali e sanitari, sacche di sangue e un defibrillatore portatile (DAE), con un massimo di peso di sei chilogrammi.  

 

Il contributo della Rega

 

La Rega (Guardia Aerea Svizzera di Soccorso) si sta adoperando per un utilizzo efficace e mirato dei droni. L’uso dei droni permette la misurazione dell’altezza del manto nevoso. I droni possono controllare lo stato di protezione anti-valanghe e permettono la documentazione dei pericoli naturali.

I progetti di impiego dei droni, molto innovativi, devono essere, comunque, sostenibili e rispettosi dell’ambiente, senza disturbare i frequentatori della montagna o la fauna selvatica.

I droni possono essere utili anche nella ricerca sui corsi d’acqua, anche in questo caso facendo risparmiare tempo e denaro.

Sono in grado di perlustrare con rapidità una zona, identificando falsi allarmi. In determinate situazioni sono in grado di individuare individui dispersi, evitando di mobilitare un grande numero di soccorritori. Recentemente sono stati impiegati per mappare i luoghi colpiti da disastri naturali come dopo il terremoto accaduto in Nepal nel 2015.

 

La nascita dell’Interdisciplinary Drone Workgroup

 

Nell’ambito della Cisa-Ikar, l’Associazione Internazionale di Medicina di Emergenza in Montagna, si è costituito l’Interdisciplinary Drone Workgroup che si occupa dell’utilizzo dei droni nelle operazioni di soccorso in montagna. Gebhard Barbisch e Renaud Guillermet sono i referenti. Ogni presidente di commissione ha fornito il nome dei due delegati che oggi appartengono al gruppo. Capofila è la Commissione Soccorso Aereo della Cisa-Ikar.

Le quattro commissioni della Cisa-Ikar hanno identificato l’uso dei droni quale emergente risorsa in grado di aiutare e condizionare in modo positivo il lavoro di soccorso e di ricerca in montagna, anche per ridurre il rischio che gli incidenti abbiano conseguenze irreparabili.

 

Il caso Allen

 

 Esempio il caso di Rick Allen, un alpinista scozzese che, grazie all’aiuto di un drone, nel luglio del 2018 è stato salvato a oltre 7000 metri di quota durante la fase di discesa dal Broad Peak (8047 metri) in Pakistan. È stato il drone di alcuni alpinisti polacchi presenti al campo base a trovare l’alpinista, ferito e colpito da congelamenti, rendendone possibile il recupero.

 Negli USA si segnala la presenza di 1.25 milioni di droni. Il mercato dei droni ha fatto registrare ultimamente un incremento del 40 per cento, con una media di crescita annuale del 13 per cento. È importante creare una tattica per l’utilizzo dei droni nel SAR (ricerca e soccorso), con corsi di formazione standardizzati per i piloti. Può servire, inoltre, per ricevere segnali (visibili o elettronici), trasportare attrezzature leggere, operare nel soccorso in crepaccio o nel canyoning.

 

La sinergia elicottero-drone

 

Si possono verificare operazioni di soccorso durante le quali l’elicottero può cooperare con il drone, che può agire in condizioni critiche dove il velivolo non riesce a intervenire. Avviene, per esempio, nel canyoning, nel cui ambito può raccogliere e trasmettere dettagli importanti. Grazie alla realizzazione di filmati il drone permette di pianificare al meglio il soccorso.

Servono ulteriori studi per meglio impiegare i droni nelle missioni di soccorso, raccogliendo più esperienze e stilando documentazione. Sarà importante organizzare programmi di training e di formazione per piloti di drone.

Quando la possibilità di trasportare i carichi, la maggior autonomia delle batterie e la tecnologia audio-visiva per il volo notturno e dei sensori saranno maggiormente sviluppate dall’industria, i droni diverranno parte fondamentale dei team di soccorso in montagna in tutto il mondo.

The future is airborne: the revolution is here.