Congresso CEU a Firenze

A Firenze il Convegno CEU

La scorsa primavera si è svolto il terzo congresso nazionale emergenza urgenza (CEU) con l’obiettivo di approfondire numerosi temi relativi al soccorso. Tremila i partecipanti, quasi seicento i relatori.

 

Giancelso Agazzi

 

Il terzo congresso nazionale emergenza urgenza è stato organizzato dal 30 marzo al 1° aprile 2023 presso il Palazzo degli Affari e il Palazzo dei Congressi a Firenze. Circa 3000 i partecipanti e oltre 580 relatori. In sette sale in contemporanea si sono avvicendati i relatori per offrire uno sguardo completo sul mondo dell’emergenza. Sessioni trasversali per tutte le figure del soccorso sono state affiancate da sessioni tematiche specifiche di approfondimento, con la presenza di numerosi esperti. Uno spazio, inserito nell’area espositiva, è stato dedicato a dibattiti e confronti circa le tematiche più calde dell’emergenza/urgenza. Si è parlato, tra l’altro, di medicina di montagna e di soccorso in montagna. Ben due sono state le sessioni del congresso dedicate al soccorso negli ambienti impervi.  

La mattina del 31 marzo Simona Mrakic Sposta, segretaria della Società Italiana di Medicina di Montagna e ricercatrice del CNR di Milano, e Gerardo Bosco, professore associato di Fisiologia in ambienti estremi del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, direttore del Master in Medicina Subacquea ed Iperbarica, hanno parlato della ricerca effettuata in ambienti estremi.

Sabato 1° aprile Simona Berteletti, direttrice della Scuola Nazionale Medica del CNSAS, ha illustrato l’attività del Corpo, tra passato, presente e futuro. I fratelli Alessandro e Valerio Tuveri hanno parlato del soccorso medico avanzato oltre sifone e della evacuazione subacquea, un’attività di nicchia assai rischiosa.

Andrea Matteri ha parlato del ruolo dell’infermiere nel CNSAS che dovrebbe prevedere delle spinte innovative.

Giacomo Strapazzon, direttore dell’Istituto per la Medicina di Emergenza in Montagna dell’Eurac di Bolzano, ha presentato le nuove linee guida riguardanti il soccorso in valanga.

Simona Cavallo, medico di Hems e del 112 Piemonte, ha parlato del soccorso sanitario in valanga con particolare riguardo al ruolo dell’elisoccorso.

Andrea Matteri ha presentato una relazione riguardante l’attività del CNSAS. Quest’ultimo è composto da 21 servizi regionali, 31 delegazioni alpine (242 stazioni) e 16 delegazioni speleologiche (27 stazioni). I volontari sono 6943, dei quali 244 medici e 243 infermieri (579 sanitari, pari all’8,3%). La formazione del CNSAS è gestita dalle otto Scuole Nazionali, con i relativi piani formativi che prevedono periodiche verifiche tecniche, il cui superamento consente di rimanere a far parte della struttura. Tutti i volontari vengono formati sia dal punto di vista tecnico che sanitario. Le otto Scuole esistenti sono: Scuola Nazionale Tecnici Soccorso Alpino, Scuola Nazionale Tecnici Soccorso Speleo, Scuola Nazionale Medici Alpini, Scuola Nazionale Medici Speleo, Scuola Unità Cinofile, Scuola Nazionale Direttori delle Operazioni di Soccorso, Scuola Nazionale Forre, Scuola Nazionale Speleo-Sub. Ad oggi sono stati organizzati 9 corsi, 143 sanitari sono stati formati, 19 istruttori sono operativi, 21 istruttori e un direttore di corso sono in formazione, vi sono due direttori e un coordinatore di corso.

Durante il 2022 sono stati effettuati 10364 interventi, di cui 8163 in ambiente impervio, 1077 interventi di ricerca, 450 in pista, 25 in valanga, 17 speleo, 28 in forra. Per quanto riguarda la tipologia dei pazienti soccorsi il 34,1% erano illesi, il 61,5% aveva una problematica clinica, il 4,4% è deceduto. Delle 6190 persone a cui è stato prestato soccorso (61,5%), 4501 non destavano preoccupazione, 1425 avevano subito un infortunio di grave entità, 264 presentavano una compromissione delle funzioni vitali. Il 78% dei pazienti è risultato colpito da traumi, mentre il 22% da patologie mediche.

Nel periodo 1.01.2017-31.12.2021 sono stati effettuati 43010 interventi, nel 17% dei quali era presente un sanitario. Gli interventi con la presenza di un medico sono stati 2824, quelli con la presenza di un infermiere sono stati 4558, 35630 interventi sono avvenuti senza sanitario.

La Scuola Nazionale Medica, in collaborazione con le Scuole Regionali Sanitarie organizza i seguenti corsi: Corso PHTLS-Mountain (Pre-ospital Trauma Life Support), Corso Ricerca e Stabilizzazione del Travolto da valanga, Corso GVA, Gestione delle Vie Aeree, Corso WMRC, Winter Mountain Rescue Course, SAI, Convegno sul Soccorso in Ambiente Impervio. Con l’intento di migliorare le prestazioni offerte ai pazienti, le Scuole si stanno impegnando per migliorare la gestione clinica durante la fase pre-ospedaliera del soccorso, in linea con i più recenti sviluppi della medicina d’urgenza pre-ospedaliera. A tal fine è stato istituito un gruppo di lavoro, con l’organico della SNMed su base volontaria. Si è sentita la necessità di standardizzare l’approccio e il trattamento del paziente traumatizzato su tutto il territorio nazionale. Il corso PHTLS è il gold standard mondiale dell’educazione al trattamento pre-ospedaliero del trauma e viene attualmente insegnato in 77 paesi: è destinato a medici e infermieri coinvolti attivamente nel soccorso pre-ospedaliero del trauma. Per facilitare la comunicazione è stato deciso di utilizzare il sistema delle video conferenze, seguendo l’esempio di altre realtà. Sono stati creati processi decisionali, valutando a seconda delle situazioni l’opportunità, la fattibilità e la sostenibilità, in base alle competenze di ognuno. Si è cercato di adottare e condividere una metodologia semplice, per favorire gli operatori sanitari nel corso delle procedure del soccorso in montagna.

Simon Rauch, medico dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige e ricercatore di Eurac, ha parlato della sindrome da sospensione (the silent killer, from the bench to bedside). La perdita di conoscenza che caratterizza questa sindrome è dovuta a un meccanismo cardiogenico, per ostacolare il quale la prevenzione è fondamentale. Una persona sospesa rappresenta un’emergenza: la perdita di conoscenza avviene nell’arco di minuti. È necessario porre il paziente in posizione supina, una volta soccorso. L’arresto cardiaco, l’iperpotassiemia e l’embolia polmonare dovrebbero essere considerate potenzialmente cause reversibili e, quindi, trattate.

Giacomo Strapazzon ha ripreso la parola per parlare della misura dei parametri vitali nel paziente ipotermico, una sfida ancora aperta, in particolare dei nuovi strumenti per la misura della temperatura corporea nel travolto da valanga.

Simona Cavallo è di nuovo intervenuta per parlare dell’elisoccorso in montagna. In particolare la relatrice ha illustrato i problemi riguardanti la sicurezza, la formazione dell’elisoccorso, l’utilizzo delle linee guida, sottolineando l’importanza della velocità e della qualità degli interventi e dell’analisi statistica, tramite la raccolta di dati.

Christian Tamanini di Heli-Elisoccorso Alto Adige, ha parlato del cambiamento climatico e del suo impatto sull’elisoccorso. L’aumento della temperatura e i nuovi eventi meteorologici stanno provocando un cambiamento nel futuro del turismo invernale, con la comparsa di nuovi pericoli. La neve cadrà oltre i 2000 metri. Vi è il rischio che alcune stazioni sciistiche vengano chiuse a causa delle diminuite precipitazioni nevose. Vi sarà una grande escursione termica nell’arco della giornata.

Tra il 2001 e il 2019 è stato effettuato uno studio riguardante 36 comprensori turistici dell’arco alpino. La vendita di skipass registra una correlazione positiva con la quantità di neve caduta e negativa con l’aumento della temperatura. La diminuzione di un metro di neve caduta equivale a una diminuzione dell’1,3% di skipass venduti. L’effetto dell’innevamento artificiale sulla presenza dei visitatori è solo marginale, tuttavia esiste una predilezione per la neve naturale. L’innevamento artificiale può ridurre le perdite economiche in situazioni occasionali, ma non come trend sistematico. Esiste una relazione positiva tra neve caduta e pernottamenti. In futuro minore sarà la disponibilità di acqua e maggiore sarà il consumo di energia elettrica. Si registreranno danni alle infrastrutture causati da smottamenti, frane, scioglimento dei ghiacciai e movimento di seracchi. Si assisterà a un prolungamento della stagione estiva. È previsto un incremento degli incidenti nei periodi morti. Maggiore sarò la pratica del down hill e dell’e-bike. Vi saranno periodi sempre più lunghi con scarsa copertura nevosa, con conseguente aumento di traumi maggiori. La complessità e la durata degli interventi aumenteranno, con una maggiore variabilità degli stessi. Aumenterà il numero dei laghi di origine glaciale. Secondo l’Eawag-Swiss Federal Institute of Aquatic Science and Technology dal 1850 al 2016 sono comparsi 1192 nuovi laghi glaciali, 18 laghi/anno dal 2006, con 150.000 metri cubi di nuova superficie/anno. I nuovi possibili incidenti: annegamento e pre-annegamento (bagnanti, kajak, barche, gommoni, rottura di una superficie ghiacciata, immersioni) e eventi naturali quali frane, valanghe ed esondazioni. Compariranno nuovi tipi di attività in montagna come, per esempio, le immersioni nei laghi di origine glaciale.

 Tra i potenziali rischi negli sport estivi all’aperto legati al cambiamento climatico: caduta di sassi e di ghiaccio, crollo di seracchi e patologie da calore (arrampicata, alpinismo, escursionismo), variazioni repentine delle correnti termiche (parapendio), ridotta presenza di acqua (canyoning, sport acquatici). Vi saranno nuove tipologie di rischi: caduta di seracchi, scioglimento del permafrost, nuovi corsi d’acqua glaciali, caduta di blocchi di ghiaccio, convivenza con animali. Vi saranno nuovi luoghi insidiosi: morene, terreni difficili da percorrere. Aumenteranno gli eventi metereologici intensi/estremi. Vi saranno condizioni di vento e termiche difficili da fronteggiare. Sarà necessario un aggiornamento frequente della cartografia.

Ci sono due interferenze dei cambiamenti climatici con il ritorno del lupo. Il primo è che con l’aumento delle temperature viene meno un elemento di selezione naturale importante che è il freddo. Le nevicate invernali prolungate e abbondanti, fino a qualche anno fa portavano alla morte diversi esemplari che erano cresciuti male, erano sotto peso oppure affetti da rogna. Ancora non ci sono dati su cosa questo porti in concreto, ma si tratta, comunque, di un’interferenza nel processo di selezione naturale.

L’impatto degli eventi metereologici intensi sull’elisoccorso aumenta la complessità nella valutazione del rischio per i soccorritori. Si registrano una maggiore difficoltà nell’individuazione degli infortunati e nella ricerca di dispersi che hanno perso l’orientamento, nonché più ostacoli nel recupero degli infortunati, con una diminuzione delle condizioni igieniche. Ne conseguiranno nuove strategie di adattamento: benessere e sicurezza dell’equipaggio (dotazioni personali), High-fidelity simulation-based training, consapevolezza dei limiti, elaborazione di piani di intervento, esercitazioni interforze (cooperazione e comunicazione interregionale), individuazione di nuove tecnologie, coinvolgimento dei droni. Si dovrà agire in fretta, guardando al futuro.

Guido Ferrero ha illustrato il PHTLS Mountain nell’approccio al traumatizzato in ambiente impervio.  In futuro sarà l’ambiente a dettare le regole? Si dovrà correre ai ripari in fretta, visto la velocità con cui i cambiamenti climatici stanno avanzando sul pianeta. Tutti dovranno parlare la stessa lingua, usando gli stessi messaggi. Andranno raggiunti obiettivi, che potranno dare soddisfazioni.

Marco Biasioni ha illustrato il soccorso sanitario in forra.

Marika Falla della Società Italiana di medicina di Montagna ha parlato delle patologie causate dall’altitudine, in particolare del Male Acuto di Montagna (AMS), dell’Edema Cerebrale (HACE), dell’Edema Polmonare d’alta quota (HAPE) e degli accidenti cerebrovascolari in montagna.

Giancelso Agazzi è intervenuto per raccontare la storia della Società Italiana di Medicina di Montagna (S.I.Me.M.).

 

24.06.23